Siba, vincitore della terza edizione di The Coach, è soddisfatto della sua esperienza nel programma, a cui ha deciso di partecipare per colmare le sue performance live, che non aveva ancora avuto modo di sfruttare appieno.
“Inizialmente, cercavo delle risposte su che cosa sarebbe potuto succedere o su come si sarebbe svolto tutto il percorso. Col tempo, ho capito la vera essenza del programma, che consisteva nel farsi coinvolgere da tutti gli altri artisti per confrontarsi con loro. The Coach è un’esperienza magnifica, molto formativa sotto il punto di vista tecnico. Abbiamo affrontato dei corsi con delle persone molto preparate. E’ stato un percorso in crescendo sotto tutti i punti di vista, al di là delle mie performance o della sicurezza sul palco. Lì, ho portato i miei inediti, che per un’artista è sempre la cosa più difficoltosa. Presentare un progetto, in maniera così intima, è più complicato rispetto a portare delle cover. Esci dalla zona di comfort per metterti in gioco realmente”.
Siba, tra l’altro, ha voluto ringraziare Federica Gili e Roberta Della Volpe, le sue due coach. La seconda, anche dopo essere stata eliminata, ha continuato a sostenerlo prima di ogni esibizioni. Con Federica, la coach che ha vinto insieme a lui il programma, ha potuto instaurare invece una bella amicizia.
“Federica si è dimostrata una professionista esemplare. E’ uno spirito libero, con una visione completa e ampia di produrre arte. Ha deciso di tenermi in squadra, quando magari ho peccato o fallito. La ringrazierò per sempre. Con Luca Garavelli, il produttore, ho interagito poco fino al momento clou. La cosa che mi ha sorpreso di più di lui è stato vederlo emozionato dopo la vittoria. Lì ho capito che mi stimava. Sicuramente collaborerà in futuro con lui e Marco Zarotti, produttore e regista di The Coach”.
Appassionato di rap fin dai 14/ 15 anni, in particolare dei Club Dogo, di Tupac e di tutto l’underground, Siba si è sempre sentito predisposto al freestyle rap e ha partecipato a diverse battle, dove ha conosciuto anche Lazza e Ghali. In quegli anni, però la sua passione si limitava al puro e semplice gioco, finchè non è arrivata la proposta di un amico.
“Un amico, che ha un’azienda a Brescia, conoscendo le mie doti di scrittura mi ha chiesto se volessi provare a fare un freestyle promozionali per la sua attività, che stampava foto sui clipper. Da quel momento, ovvero dalla prima volta che a 24 anni ho messo piede in uno studio, è stato come se si fosse accesa una lampadina. Non mi sono più staccato dal microfono. Tuttavia, non ho mai pensato di fare business music. Ho sempre composto qualcosa quando sentivo un’urgenza, la necessità di dire qualcosa. Questo probabilmente è la cosa fondamentale per un artista: ricercare la propria urgenza, necessità, per poterla esprimere al 100%”
Il consiglio che Siba dà ai giovani artisti è quello che non bisogna per forza accodarsi a quello che fa di moda, come succede spesso al giorno d’oggi. Non è necessario seguire sempre una tendenza, che può rivelarsi sbagliata in discografia e all’interno del cuore di un artista, che deve essere il più limpido possibile.