Giansalvo Pio Fortunato, autore ventenne della silloge “Ulivi nascenti” (edita dal Gruppo Albatros il Filo, luglio 2022), continua il suo percorso di crescita letteraria ed artistica attraverso la realizzazione d’una riflessione ad ampio spettro che punti allo svelamento, tramite il catartico specolo della poesia, della realtà in tutte le sue contraddizioni.
“Il giovane, animato dal solo incanto della parola,” – commenta l’autore – “ha lasciato oraspazio ad un approccio intellettuale e poetico che respiri la realtà, che abbia la capacità di trasumanare il vero per giungere ad un’autenticità animata dal disincanto. Il percorso obbligato” – continua il giovane poeta – “ per una poesia, che divenga originale e consapevole, è la mistura d’un’architettura del verso autografa e dell’autentico grido della vita.”
Dinanzi, allora, ad una così forte espressione, è sorto spontaneo chiedersi cosa, per l’autore, significasse la vita e l’espressione, alquanto inusuale, di “verso autografo”.
“La commistione, a cui faccio continuamente riferimento nel mio far poesia, nasce da un approccio molto meno fugace rispetto alla rielaborazione esistenziale, che il verso porta con sé. Se nella prima raccolta riluce un approccio ideologico, figlio anche della consapevolezza estremamente esigua della realtà, programmatico e teso a scovare una sensibilità poetica, ora la poesia diviene, prim’ancora che il mio dialogo col mondo, il segno indecifrabile della mia esistenza. La dimensione autografa, a me profondamente cara, è proprio questa:” – continua il giovane poeta – “ la volontà di trasferire universalmente, tramite la poesia, non solo come la vita si palesi dinanzi ai miei occhi, ma anche come questa riluce ai miei occhi. Nessun uomo può dirsi portatore di una completa conoscenza dell’esistenza semplicemente perché, malgrado tutto il potenziale intellettivo di cui questi possa essere dotato, nessuno ha organicamente accesso alla vita. E’ lo stesso cruccio del vivere, quasi (verrebbe da dire) il compromesso inevitabile: vivendo, si ha la fortuna e, allo stesso tempo, la “sventura” di rifiutare ed abiurare la conoscenza piena ed inequivocabile della vita, perché il vissuto è solo frutto d’un empirismo parziale. Il verso, allora, offre la mia critica personale all’esistenza ed alla storia; funge da viatico per donare la mia luce al mondo”
Alla domanda su come sia il mondo, questa la sua risposta: “Liquidare il mondo come brutale è una semplificazione. Nei miei nuovi lavori poetici, sviluppo un atto, con profonda umiltà ovviamente, di eroismo: la poesia diviene la catarsi d’un’esistenza con la sua mistura di nefandezze e punti di illuminazione. Alla post-ideologia rispondo con idee ferme e costituenti, alla perdita valoriale della società rispondo con la costituzione d’un nuovo archetipo di processi conoscitivi e di pensiero, alla denaturazione della nudità rispondo con la grazia d’un corpo che si fa, simultaneamente, croce del nostro tempo e risurrezione per il nostro tempo”.
Dopo “Ulivi nascenti”, quindi, continueremo a sentir risuonare il poetare di Fortunato, ma adessocon una voce, seppur ancora destrutturata, d’un uomo e d’un autore consapevole.
Il giovane poeta che ho conosciuto e apprezzato nel glorioso Salotto Artistico Culturale e Multimediale della poetessa Tina Piccolo, pubblicata una mia intervista su questo quotidiano Occhio All’artista Magazine ormai è consapevole del suo essere e vuole trasferire tramite la poesia la vita che riluce ai suoi occhi. Nessuno è portatore di una completa conoscenza, perché nessuno ha organicamente accesso alla vita. Ormai il giovane poeta dopo la sua opera “Ulivi nascenti” si mostra un autore maturo e consapevole di donare se stesso e la sua anima al lettore.
Noicontinueremo a tenerlo d’occhio.
di Giuseppe Nappa